Venerdì mattina, nella suggestiva Sala Verde del Caffè Pedrocchi a Padova, è andata in scena la prima rassegna stampa del CICAP Fest, un appuntamento che ha saputo coniugare scienza, media e riflessione critica in un format originale. L’evento, che ha visto la partecipazione di noti divulgatori come Roberta Villa, Marco Ferrari e Marco Martinelli, è stato molto più di un semplice momento informativo: si è trasformato in uno spettacolo di intrattenimento che ha coinvolto attivamente i presenti, con una ventina di ospiti immersi in discussioni e dibattiti stimolanti.
La rassegna stampa, sostenuta dal contributo non condizionante di FONDAZIONE MSD, ha subito messo in evidenza uno dei punti cruciali del CICAP Fest: il rapporto tra scienza e media. Marco Ferrari, biologo e giornalista, ha sottolineato come sia sempre più necessario un controllo rigoroso delle informazioni scientifiche che vengono diffuse, soprattutto di fronte alla tendenza dei media a dare spazio a personaggi senza basi scientifiche solide. “Il fact-checking è essenziale”, ha ribadito Ferrari, aggiungendo che il ruolo dei media è fondamentale nel garantire che la divulgazione scientifica sia accurata e accessibile.
Marco Ferrari, con una carriera che ha spaziato dalla ricerca in psicofarmacologia al giornalismo, ha portato la sua esperienza come divulgatore, autore di numerosi libri scientifici tra cui l’ultimo “Come costruire un alieno”. Ferrari ha condiviso il palco con Roberta Villa, medico e giornalista, che ha lavorato per oltre vent’anni con il Corriere della Sera e ha pubblicato vari libri sulla salute pubblica, tra cui “Vaccini, il diritto di non avere paura”. Villa ha posto l’accento sull’importanza di far emergere la scienza dalle notizie quotidiane, dando ai lettori e agli spettatori delle coordinate chiare per orientarsi in un mondo sempre più complesso.
A rendere ancora più dinamico l’incontro è stato Marco Martinelli, divulgatore scientifico e conduttore televisivo, noto anche per le sue incursioni su TikTok con esperimenti eccentrici. Martinelli ha saputo alleggerire l’atmosfera indossando una livrea da cameriere, in un gioco di ruoli che ha subito conquistato il pubblico. Questo approccio creativo ha favorito la partecipazione attiva degli ospiti e ha stimolato dibattiti vivaci, rendendo l’incontro non solo informativo ma anche divertente.
Al centro della discussione, la notizia della settimana: l’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina per gli studi sui microRNA. Roberta Villa ha spiegato come questi piccoli frammenti di RNA, scoperti negli anni ’90, abbiano rivoluzionato la comprensione della regolazione genica. “Non tutto il DNA viene trascritto, e non tutto l’RNA viene tradotto”, ha ricordato Villa, aggiungendo che i microRNA giocano un ruolo cruciale nel modulare l’espressione genica, con applicazioni che vanno dalla diagnosi precoce dei tumori alle terapie per le malattie rare.
Oltre alle discussioni sui microRNA, la rassegna ha affrontato anche temi di attualità riguardanti la ricerca scientifica in Italia. Tra i progetti più significativi è stato menzionato il Centro Nazionale finanziato con 320 milioni di euro nell’ambito del programma Next Generation EU del PNRR. Questo grande progetto coinvolge 32 università e 14 aziende private e si occupa di diverse malattie, con l’obiettivo di sviluppare nuove tecnologie genetiche.
Tuttavia, come è stato discusso durante l’incontro, il rischio è che il progetto, la cui scadenza è fissata per il 31 ottobre 2025, possa essere lasciato incompiuto se non verranno trovati nuovi fondi per garantire la sostenibilità futura della ricerca.
“Gli esperimenti in corso, le piattaforme da completare, tutto il lavoro di questi anni rischiano di andare in fumo” – chiosa la giornalista. Resta vero che i traguardi ottenuti dai vari gruppi dovrebbero favorire meccanismi di finanziamento che ne permettano l’autonomia e la sostenibilità, ma il poco tempo a disposizione non gioca a favore del progetto.
Villa poi afferma: “Occorre, che dal pubblico o dal privato arrivino nuove risorse per completare la transizione verso la fase in cui le diverse strutture saranno in grado di stare in piedi da sole. Lasciare che tutto questo lavoro vada perduto sarebbe un enorme spreco di denaro, tempo e impegno, una doccia gelata sulla speranza di ricercatori, malati e delle loro famiglie, ma anche un imperdonabile passo falso per il sistema della ricerca biomedica italiana che per una volta, oltre alla sua capacità e vivacità intellettuale, ha la possibilità di superare la sua critica e storica carenza di fondi per dare origine anche a nuove realtà produttive di eccellenza.”
Fonte: https://www.univadis.it/viewarticle/si-dice-villa-microrna-nobel-e-mega-programmi-ricerca-2024a1000ibg?uuid=6e56a274-be98-4c14-974a-9818c2d6fde3#
Scritto da: Martina Corte De Checco